I disturbi psichici post Covid e servizi di Salute Mentale: alcuni dati e riflessioni

I disturbi psichici post Covid e servizi di Salute Mentale: alcuni dati e riflessioni

Enrico Marchi - Già Direttore dei Servizi di Salute Mentale Zona di Lucca ASL2

La previsione di un forte incremento nelle richieste di prestazioni e nuove prese in carico ai Centri di Salute Mentale di tutto il territorio nazionale, causate dalla pandemia, (come già riportato nel precedente articolo su Covid e Salute Mentale), si è puntualmente avverata senza eccezione per la zona di Lucca.
In particolare necessitano di intervento anche coloro che hanno contratto il virus dato che, come ci riporta Elisabetta Intini su Focus online del 23 Agosto us, secondo uno studio condotto dal San Raffaele di Milano, a un mese dalla guarigione, il 56% di chi ha ricevuto trattamenti ospedalieri per CoViD-19 soffre di ansia, depressione, insonnia o altre manifestazioni che possono condurci alla diagnosi di PTSD (disturbo post-traumatico da stress).
Ovviamente la storia personale di ciascuno, la durata del ricovero e anche il genere del paziente influiscono sull’entità di questi strascichi, che vanno trattati prima che possano degenerare in condizioni croniche fortemente debilitanti.
I ricercatori hanno indagato sulla presenza di sintomi di natura psichiatrica in 402 persone dell’età media di 58 anni guariti dalla covid, 265 dei quali uomini. Per 300 pazienti si era reso necessario il ricovero in ospedale, mentre un centinaio era stato seguito dai medici dell’ospedale nelle proprie case. Le valutazioni sono state condotte attraverso colloqui clinici e questionari di autovalutazione. Il 56% dei soggetti seguiti ha riportato un punteggio clinico compatibile con almeno un disturbo mentale: stress post-traumatico nel 28% dei casi, depressione nel 31%, ansia per il 42% degli intervistati. Il 40% ha dichiarato di soffrire di insonnia, il 20% ha manifestato i sintomi di un disturbo ossessivo-compulsivo (caratterizzato da pensieri intrusivi, oltre a comportamenti rituali e ripetitivi).
All’origine dei disturbi potrebbero esserci gli stati infiammatori associati alla malattia e legati alla risposta immunitaria dell’organismo. È noto infatti che gli stati infiammatori, anche conseguenti a infezioni virali, sono fattori di rischio per disturbi come la depressione. Ma un impatto importante potrebbero averlo avuto anche fattori sociali, come lo stress psicologico associato a una condizione sconosciuta e potenzialmente letale, l’isolamento forzato da parenti e personale medico, la paura di trasmettere il virus ad altri, il pregiudizio che purtroppo sempre ruota attorno a chi è malato. Non è affatto trascurabile la compresenza di disturbi neurocognitivi, polmonari, cardiaci e la sindrome da spossatezza post-virale che il distress respiratorio e la sofferenza di molti apparati hanno causato, tanto che gli scienziati ritengono la” Sindrome Post Covid” una famiglia di disturbi da seguire nel tempo con fini di ricerca e riabilitazione.
Ma a fronte di questa ulteriore necessità di fornire ai servizi psichiatrici del SSN la giusta dotazione di personale e mezzi idonei a fronteggiare la crescente richiesta di prestazioni e interventi, i dati in arrivo dal Ministero della Salute non sono confortanti. La fotografia che emerge dall’ultimo report relativo all’anno 2018 e di cui è stata diffusa alla metà dello scorso luglio una sintesi, mostra un settore in profonda crisi.
Luciano Fassari, su Quotidiano Sanità del 17 luglio 2020, riporta notizie piuttosto allarmanti, che mostrano sempre più in crisi il comparto della Salute Mentale in Italia.
I dati del nuovo Rapporto del Ministero della Salute sono riferiti al 2018, ma forniscono comunque un quadro certamente non positivo, considerando peraltro il trend decrementale registrato anche a livello locale negli ultimi 2 anni. Quasi 2mila unità di personale sono stati persi in un anno ed è diminuita la disponibilità di posti letto. Sono aumentati i consumi e la spesa per antidepressivi distribuiti in regime convenzionato.
Mentre sono scesi i ricoveri (-2 mila in un anno), a fronte di un grosso lavoro di assistenza domiciliare, si registrano 25 mila accessi in più al Pronto soccorso, che costituiscono il 3,0% del numero totale di accessi al pronto soccorso a livello nazionale (n = 20.853.449).
Gli utenti psichiatrici assistiti dai servizi specialistici nel corso del 2018 ammontano a 837.027 unità ,con tassi standardizzati che 166,6 per 10.000 abitanti adulti. Gli utenti sono di sesso femminile nel 53,8% dei casi, mentre la composizione per età riflette l’invecchiamento della popolazione generale, con un’ampia percentuale di pazienti al di sopra dei 45 anni (68,3%).
Alla Salute Mentale è destinato il 3,5% della spesa sanitaria complessiva in Italia, mentre nel mondo esistono paesi che si attestano sull’1%, Questo nonostante l’Oms abbia stimato che più del 13% di tutte le spese sanitarie sia dovuto alle malattie neuro-psichiatriche.
A metterlo in luce è stato Fabrizio Starace, presidente della Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica (Siep), intervenuto, come riporta l’Ansa, alla presentazione dell’ultima Conferenza Nazionale per la Salute Mentale, tenutasi al Ministero della Salute.
Tra i suggerimenti che arrivano dalla Conferenza nazionale, spiega Starace, c’è stato quello di “inserire nella griglia dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) strumenti per valutare anche i percorsi di salute mentale sul territorio, e non solo in ospedale”.
L’ultima edizione del Mental Health Atlas dell’OMS ci fornisce ancora più prove del fatto che il potenziamento delle risorse per la salute mentale non sta avvenendo abbastanza velocemente. “Sappiamo gli effetti di un fallimento nell’investire nella salute mentale: sanitari, sociali ed economici su una scala che raramente abbiamo visto prima “, ha detto Shekhar Saxena, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale e Abuso di Sostanze dell’OMS.
Nonostante il nostro paese sia considerato tra i piu’ attenti all’assistenza ai soggetti affetti da disturbo psichico, sembra che, a 42 anni dalla legge 180, ancora molte più risorse economiche e organizzative debbano essere dedicate al comparto della Salute Mentale, specialmente in un periodo così complesso e difficile come quello che stiamo vivendo.

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