Il disturbo dello spettro autistico nell’adulto

Il disturbo dello spettro autistico nell’adulto

In occasione della giornata mondiale per la consapevolezza dell’autismo, pubblichiamo questo contributo a cura di Enrico Marchi, psichiatra e consigliere della Società Medico Chirurgica Lucchese.

A Lucca, proprio in occasione della ricorrenza della giornata mondiale sull’Autismo, viene organizzato un Seminario formativo sul tema, il 5 Aprile presso il Real Collegio, in occasione di un Convegno Nazionale di Psichiatria.

La consolidata collaborazione tra la Società Medico Chirurgica Lucchese e la Fondazione Mario Tobino da tempo permette scambi sempre più fitti con la Clinica psichiatrica di Pisa, diretta dalla Prof.ssa Liliana Dell’Osso, che durante questo incontro porterà alcuni risultati delle recenti ricerche compiute dal suo staff, proprio nel settore dei disturbi clinici legati alla diagnosi di Autismo e di Spettro autistico.

 

Il disturbo dello spettro autistico ha caratteristiche cliniche peculiari, che significativamente interagiscono con lo sviluppo neuropsichico.

La comunicazione verbale e non verbale appaiono alterate, così come il rispecchiamento, la comprensione e la condivisione emotivo-affettiva, mentre il raggio degli interessi si fa ristretto e stereotipato.

Il comportamento e le prestazioni del soggetto possono essere quindi fortemente compromessi, anche se nei casi piu’ lievi, in cui non c’è compromissione intellettiva, la ripetitività e l’ostinazione si possono trasformare (in particolari ambiti dove il pensiero divergente puó elicitare creatività e innovazione), in una spinta verso lo sviluppo di capacità non comuni.

Le esigenze diagnostiche prevedono che la sintomatologia sia presente già nelle fasi precoci dello sviluppo e di fatto l’autismo viene comunemente associato all’età infantile, anche se naturalmente è una condizione che si protrae per tutta la vita del soggetto.

Il disturbo dello spettro dell’autismo presenta, anche nelle sue manifestazioni conclamate, un range di variabilità piuttosto ampio nella sua gravità e nelle sue caratteristiche.

Talora però possono presentarsi manifestazioni di intensità non elevata sin dall’infanzia, ed è in questo periodo che i casi meno gravi possono venire interpretati come infantilismi o caratteristiche personologiche.

Nell’adulto alcune sintomatologie lievi possono poi venire compensate da strategie di adattamento sociale che l’individuo ha potuto apprendere e utilizzare durante lo sviluppo, causando quindi una diagnosi solo tardiva per la sovrapposizione di disturbi di interesse psichiatrico che si sviluppano a causa di una maggiore vulnerabilità del soggetto. Gli accadimenti traumatici ambientali, anche se non di estrema gravità ma ripetuti nel tempo, trovano nello spettro autistico terreno fertile per il loro manifestarsi e talora coprono la sottostante sintomatologia autistica.

Recentemente la Scuola di Pisa, sulla base di precedenti studi scientifici, ha proposto un modello di spettro dell’autismo nell’adulto; secondo questo modello manifestazioni cliniche come l’ansia prestazionale nelle relazioni sociali, la ripetitività ideativa ricorrente e intensa (ruminatività ), gli interessi pervasivi, la difficoltà di provare interesse e piacere e la scarsa o nulla immedesimazione empatica potrebbero rappresentare una sorta di substrato comune a molti disturbi psichiatrici.

Secondo un approccio dimensionale alla psicopatologia (nel DSM-5 la concettualizzazione dell’autismo è stata modificata secondo un approccio dimensionale), i disturbi psichici sarebbero da intendersi come un continuum sfumato tra normalità e malattia, e non come un fenomeno del tutto o nulla, nel quale siano da prendere in considerazione solo i quadri clinici conclamati. Il modello di spettro, sviluppato dalla Scuola di Pisa in collaborazione con altre Università estere, insiste sull’importanza, in un’ottica tanto di qualità della vita che di possibili fattori di rischio, anche dei tratti sfumati, di quel corteo di sintomi atipici o isolati che possono restare tali od essere in realtà manifestazioni prodromiche o residue di un quadro a piena espressività psicopatologica.

Un numero crescente di studi sta indicando quindi la crucialità dei tratti autistici sottosoglia come elemento di vulnerabilità individuale verso lo sviluppo di patologie psichiche differenti, inclusa l’ideazione e i comportamenti suicidari. In questo contesto, un substrato di neuroatipia cerebrale, il cui fenotipo può variare a seconda della gravità dell’alterazione genetica e dell’interazione con i fattori ambientali, potrebbe essere ipotizzabile alla base di molti disturbi psichici.

Note a margine di Enrico Marchi

 

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