Mens sana in corpore sano. Il valore dello sport oggi
Chicco Francesco Cotelli, Maestro dello Sport, allenatore nazionale di sci alpino, ci racconta la sua esperienza. Cotelli sarà tra i relatori al convegno annuale della Società Medico Chirurgica Lucchese “Giovani oggi: carenze nella relazione con gli adulti“, che si terrà in Sala Tobino – Palazzo Ducale a Lucca, l’8 novembre.
Mi sono occupato dello sport di alto livello per tutta la mia vita lavorativa; precedentemente alla mia professione presso la Federazione Italiana degli Sport Invernali (F.I.S.I., che comprende undici discipline olimpiche e quattro non olimpiche) e il Comitato Olimpico Nazionale Italiano (C.O.N.I.), ho fatto l’atleta di sci alpino di discreto livello. Diplomatomi a 24 anni Maestro dello Sport del C.O.N.I., inizio come allenatore e preparatore atletico delle squadre nazionali di sci alpino, come responsabile della tecnica e della preparazione, poi come responsabile della Commissione Ricerca Scientifica della F.I.S.I. e del Laboratorio Alta Prestazione (L.A.P. della F.I.S.I. e del C.O.N.I., unico laboratorio di ricerca scientifica applicata agli sport invernali); sono stato membro dell’Istituto di Scienza dello Sport del C.O.N.I. per 15 anni e membro della Commissione Medica Federale per 25 anni (come coordinatore dei medici e ricercatori scientifici, non essendo medico). Sino al 1981, per oltre 10 anni, sono stato anche responsabile delle attività agonistiche giovanili. Per questo ho sempre cercato di promuovere la mentalità sportiva nei giovani atleti e di insegnare loro quelle capacità motorie che creano e favoriscono la prestazione sportiva. Spesso mi vengono chieste le ragioni della mia dedizione a favorire l’incontro fra i giovani sul tema “sport e arte”. La risposta sta nella mia vocazione, passione, professione, da sempre dedicata allo sport e, data la mia seconda professione come pianista, soprattutto jazzista, anche all’arte. Questo, nel corso della vita mi ha aiutato ad esprimere il meglio dei miei talenti e sentimenti verso i giovani atleti, pur essendo più un tecnico che un pedagogo. Gli studi romani presso la scuola Centrale dello Sport del C.O.N.I., le esperienze fatte in 35 anni di Coppe del Mondo, Olimpiadi e Campionati del Mondo e l’attuale appartenenza all’Accademia dei Maestri dello Sport e all’Accademia Olimpica Nazionale Italiana (A.O.N.I.) mi hanno offerto l’opportunità per conoscere atleti di tutto il mondo di discipline diverse, con mentalità e professionalità molto diverse. Il modello Olimpico, poi, adottato con tutte le sue metodologie, pedagogie e attività, i cui valori sono riconosciuti nell’arte e nello sport, hanno dato concretezza allo slogan europeo: “muovi il tuo corpo e allarga la tua mente” preferito a “mens sana in corpore sano”. Mi permetto di asserire che questo slogan è quello scelto da quasi tutti i Maestri dello Sport per i giovani atleti. Siamo anche convinti che quasi tutte le forme di aggregazione giovanile, oggi presenti nel mondo dello sport, siano adatte per rispondere ai veri bisogni emozionali dei giovani; bisogni necessari per affrontare una vita sempre più variegata e multiculturale. Ma torniamo brevemente al titolo della mia relazione: “mens sana in corpore sano: il valore dello sport oggi”.

“Muovi il tuo corpo e allarga la tua mente”, solo lievemente diverso come interpretazione sportiva, bisogna dire che è sempre stata un’intuizione veramente geniale: lo stare bene della mente non può prescindere dallo stare bene del corpo. Infatti il motto è nato, se ci badiamo, per dare valore a un’educazione del corpo, abbastanza svalutata già nel mondo antico, che sosteneva: se la sanitas delle mente è già di per sé autosuffciente, di che c’è altro bisogno? Invece, qualcuno aveva già capito che la sanitas della mente senza la sanitas del corpo è monca, destinata ad avere vita breve, a dare felicità solo parzialmente. Quindi vale la pena di riproporre questo motto, in una chiave di lettura rinnovata che lo sollevi dalla banalità della sua ripetizione. Volevo citare il pensiero di Nicola Barbieri: “L’educazione fisica e la pratica sportiva sono, nella loro quintessenza, fatica fisica e mentale: che vantaggio viene al bambino e alla bambina, al ragazzo e alla ragazza, agli atleti e alle atlete evoluti/e, agli anziani e alle anziane da tutto ciò? Non sempre la risposta a questa domanda è scontata: “un vantaggio nella tonicità muscolare o nella prontezza mentale, un vantaggio relazionale rispetto allo stare sul divano a guardare la TV, un vantaggio economico se sono Serena Williams o Usain Bolt, un vantaggio sociale perché sono famoso come Federica Pellegrini o Francesco Totti … certo, è tutto vero”. Ma, come cantava Bob Dylan: “risposta non c’è” o, almeno, non c’è un’unica risposta universalmente valida e risolutiva: ciascuno di noi deve scoprire ogni volta quale vantaggio ci sia nel suo affaticarsi durante l’allenamento o nella competizione più estrema, al limite del collasso cardiocircolatorio o dal dolore muscolare”. Tutti sanno, o hanno capito per esperienza diretta, quanto muoversi e dedicarsi allo sport faccia bene non solo al controllo del peso o alla tonificazione dei muscoli, ma anche all’umore, alla concentrazione e alla gestione dello stress. Si ha da subito la percezione che l’attività fisica sia in grado di allontanare preoccupazioni e malesseri, aiutandoci a focalizzare l’obiettivo e dandoci la spinta per perseguirlo. Lo sport fa bene a tutte e a tutti coloro che amano la competizione, che lo praticano con impegno e dedizione, che lo affrontano con un sano spirito competitivo e che non dimenticano mai che lo sport, anche quello a livello professionistico, è fondamentalmente un gioco e come tale va sempre considerato. In sintesi si può dire che lo sport fa bene se si è anche capaci di perdere.
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