Nella giornata mondiale della salute pesano in Italia i dati sulla rinuncia alle cure
Pubblichiamo questo breve testo in occasione della Giornata Mondiale della Salute che si tiene ogni anno il 7 aprile.
Il diritto delle persone alla cura è sancito dall’art.32 della Costituzione della Repubblica Italiana. La cura delle persone deve essere al primo posto nell’organizzazione sociale. Troppo spesso, purtroppo, si registra un inadeguato accesso alle cure ed in qualche caso, addirittura un mancato accesso. Questo provoca a catena una serie di ulteriori problemi. Solo per fare un esempio infatti, la mancata diagnosi e cura in tempi rapidi di una malattia come l’artrite, comporta l’assenza dal lavoro nel primo anno di circa 31 giorni, che viene ridotta a 17 nel caso di un tempestivo intervento diagnostico e terapeutico. E’ evidente da questo esempio che un problema di tipo sanitario può diventare un problema di tipo sociale a causa dei costi che gravano su tutta la comunità. I dati in merito non sono confortanti: secondo un’indagine Istat (2012-2013) emerge che quasi quindici milioni di italiani è affetto da una malattia cronica grave, mentre otto milioni e mezzo di italiani hanno dichiarato di avere tre o più malattie croniche. Numeri che crescono all’aggravarsi della vulnerabilità sociale, che sono particolarmente elevati nel Mezzogiorno [rapporto Inmp – Agenas – ISS, Aifa dicembre 2017] e che pongono l’Italia dietro a paesi come la Francia e l’Irlanda. L’Istat prendendo in considerazione l’indice di severità della malattia (che è compreso tra 2 e 5), ha evidenziato che nel caso di malattie reumatiche come l’artrite, in Italia tale indice è molto alto e raggiunge il valore di 5,5 contro il 3,9 della Francia e il 2,6 dell’Irlanda. Attualmente, nel nostro Paese, il numero di persone che per ragioni economiche rinuncia o rinvia le cure è di dodici milioni (Rapporto Censis 2017), un numero in crescita: ben oltre un milione in più rispetto all’anno precedente. L’attenzione deve essere posta dunque, non solo a riorganizzare il Sistema Sanitario Nazionale ma anche ad evitare una riduzione delle prestazioni erogate. Tale riduzione delle prestazioni comporta inevitabilmente una riduzione dell’accesso alle cure penalizzando le fasce sociali più deboli. E una persona che non si cura diventa un problema di tutti, perché è un problema sociale.
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